Camilleri versus Buzzati

Resistere, resistere, resistere
come su una irrinunciabile linea del
Piave Dr Francesco Saverio Borrellii

Il 17 luglio scorso, sono venuto a conoscenza del decesso dello scrittore Andrea Calogero Camilleri guardando RaiNews24. Una morte non lascia mai indifferente, ed in particolare non lascia indifferente quando tocca un personaggio di spicco del mondo dello spettacolo e della cultura (?) che è riuscito a segnare con grande simpatia un pubblico eterogeneo.


Successivamente, RaiNews24 ha trasmesso uno spezzone di un’intervista del Camilleri nella quale, con la sua solita maestria narrativa, racconta un episodio della sua vita… :

“In un certo anno, tutta la mia famiglia parte verso una zona che già il nome mi faceva spavento in quanto mi pareva il terziario cioè andiamo nel Comelico superiore... come un’era geologica, come un viaggio nel tempo…. Io me ne stavo a Fregene, con le scarpette di corda, con la camicia come questa e i pantaloncini corti… mia moglie: “no assolutamente devi venire”, come vengo… dov’è sto Comelico… “Pozza di Fassa… Arrivi a Bolzano poi lì c’è un pullman...” Faceva notte, per montagne incredibili... con una malinconia che m’incomincia a prendere, struggente proprio, finalmente arriviamo a Pozza di Fassa che è notte, che è sera, sul sagrato della chiesa c’erano dei bambini che cantavano canti di montagna, e io mi sedetti sui gradini della medesima chiesa e scoppiai in un pianto dirotto ad anni credo quarantasette, quarantotto… piangendo desolato di trovarmi in quel posto.”

Chiunque, Camilleri incluso ha il diritto di amare o non amare la montagna, di amare o non amare il Comelico ‘superiore’ o Pozza di Fassa (distante assai... eppure confonde tutto, spazio e tempo...)!

Ma un uomo di cultura, ha il dovere di avere le conoscenze adeguate per definirsi od essere definito tale, ed ha il dovere di non confondere territori, province e regioni con tronfia sciatteria. Uomo di grande cultura il Camilleri dunque non m’appare, in quanto la sua superficialità sprezzante è ahimè più che evidente...

Ma quello che mi fa più rabbia, non è questo, quello che mi fa rabbia è che taluni nostri corregionali su quotidiani locali, si sono sentiti lusingati dal fatto che il Camilleri possa essersi (secondo una congettura logica) recato a Padola… Ma è davvero possibile sentirsi lusingati dal disprezzo ?

Vorrei infine ricordare un vero scrittore che ha amato le nostre montagne con il cuore e con l’anima, cercando di difendere la nostra regione con la penna:

“Bisogna che mi decida finalmente a scrivere qualcosa sulla terra dove sono nato. Ne ho la voglia da parecchie centinaia d’anni ma non riuscivo mai a partire. Perché si dà questo curiosissimo caso: se qualsiasi italiano di qualsiasi regione proclama che la sua terra è stupenda e che ci sono meravigliosi monumenti e meravigliosi paesaggi e così via, nessuno trova niente da dire. Ma se io dico che la mia terra è uno dei posti più belli non già dell’Italia ma dell’intero globo terracqueo, tutti cascano dalle nuvole e mi fissano con divertita curiosità. La mia patria infatti si chiama Belluno e benché sia capoluogo di provincia, vado constatando da decenni che quasi nessuno tranne i bellunesi, sappia dove sia (e molti anzi ne ignorano perfino l’esistenza). Intanto, per cominciare, quei pochissimi che credono di saperne qualche cosa, si sbagliano due volte. “Ah, Belluno! – dicono immancabilmente – è in Friuli vero?”. E invece non è vero niente. Perché non si dice Frìuli, ma Friùli, con l’accento sull’u. E soprattutto perché Belluno non si trova affatto nel Friuli. (Il quale corrisponde alla vallata del Tagliamento mentre Belluno è sulla riva del Piave). Altra cosa mortificante. La maggior fama della mia terra presso gli italiani è di essere un vivaio di ottime donne di servizio. Balie, bambinaie, cameriere, domestiche, serve: ecco la gloria della contrada che mi ha dato i natali. Distintissimi seguono, quali celebrità, Gerolamo Segato il pietrificatore dei cadaveri, il dottor Pagello amante di George Sand e il Papa Gregorio della Colomba, nell’ordine. Ma sono rinomanze assai esigue, per la verità, ristrette all’ambito delle persone cosiddette colte. Cosicché, nella mente dell’italiano medio, la parola Belluno fa sorgere soltanto due idee: il Frìuli con l’accento sbagliato. E le serve. Per il resto, zero via zero”. Dino Buzzati

E di questo si tratta: di servilismo…