Biografia cadorina
Sebastiano Venzo
di Renato Pampanini
Estratto dagli Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze,
Anno accademico 1937-38, Tomo XCVII - Parte II
Sebastiano Venzo è nato a Vicenza il 14 marzo 1815 ed è morto a Lozzo di Cadore il 30 agosto 1876. Da Vicenza passò a Lozzo, come farmacista, nel 1843. L'erbario di Sebastiano Venzo fu venduto nel 1876 dalla moglie, Rachele Zanon, ormai vedova da più di trent'anni, al Museo Centrale delle Scienze Naturali di Firenze.
Il Botanico che avesse occasione di capitare a Lozzo, in Cadore, non dovrebbe trascurare una visita al cimitero per portare un muto saluto ad un nostro confratello che, ormai da tanti anni senza più famiglia né amici, vi riposa dimenticato. Un sessant'anni or sono lassù, nell'alpestre paesello, Sebastiano Venzo chiuse la sua vita travagliata alla quale, egli — il repubblicano, il libero pensatore — trovò conforto nella consolatrice passione per i fiori. Il suo Erbario — dice l'epigrafe sulla sua tomba, esempio unico, forse, che un Erbario sia ricordato in una dimora dei morti — frutto di sapienti sudate fatiche gli logorava anzi tempo la vita ma ne farà il nome illustre finché la Scienza avrà culto e onoranza1. « II suo Erbario gli logorava anzi tempo la vita »: Sebastiano Venzo è tutto qui, si può dire, in queste parole. Sebastiano Venzo — avverto subito — fu non altro che un modesto dilettante botanofilo, un « semplice erbaiuolo », come egli stesso si disse; né intendo falsarne la figura lasciandomi tentare di presentarlo in una veste migliore.
Trarre il suo nome dall'ombra, anche se non lo posso dire illustre, è per me, Cadorino, un dovere. Perché, giudicato nel suo tempo e nel suo ambiente, egli, in conclusione, ha fatto onore alla mia Scienza ed alla mia piccola Terra; egli che nel turbinoso '48, quantunque arrivato in Cadore solo da pochi anni volle prendere parte a quella Assemblea che i Rappresentanti dei Comuni cadorini il 1° aprile tennero a Pieve per proclamare il Cadore unito a Venezia insorta, e firmò il verbale: « Sebastiano Venzo, che brama dichiararsi cittadino di Cadore2 ». Nel momento del pericolo, nel momento della decsione suprema, l'ospite vuole essere presente lui pure: « brama dichiararsi cittadino di Cadore ».
La sua vita fu un esempio luminoso del fascino irresistibile, delle gioie serene che nei giorni sconfortati può trovare nella natura un animo aperto ai suoi orizzonti.
2. Dal verbale dell'Assemblea conservato nell'Archivio della Comunità cadorina, Busta 1848 (G. fabbiani, lett. 8 settembre 1933 ed in A. maioni, Ampezzo nel 1848 (a cura e con note di G. Fabbiani) (« Archivio storico di Bel-luno, Feltre e Cadore », a. VI, n. 34, luglio-agosto 1934, p. 550, nota).