I Cronisti Cadorini

Matteo Palatini

di Antonio Ronzon

È il più antico nome che io sappia registrare dei cronisti cadorini. Prima di lui o non ve ne furono, o, se ve ne furono, come non sembrerebbe né improbabile, né inverosimile, il loro nome non pervenne fino a noi, perché a noi non pervennero, quali che si fossero, le loro memorie cadorine.

Matteo Palatini usciva da una delle famiglie più distinte di Pieve di Cadore; da una famiglia originaria di San Vito di Cadore e che riconosce per suo capostipite un Antonio Palatini notaio, il primo che pose sua stanza a Pieve sulla fine del secolo XIV. Figlio di Antonio fu quel Nicolò, pubblico precettore nelle scuole di Pieve e uno degli ambasciatori di Cadore a Venezia per la dedizione del 1420. Da questo Nicolò discende un altro Antonio, eletto circa il 1440 capitano generale delle milizie cadorine ; onde un altro Nicolò morto nel 1502, che fu padre di Giambattista, precettore a Pieve e arcidiacono del Cadore, dottissimo nelle scienze sacre e letterato, di Cristoforo e di Matteo il nostro cronista.

Egli, con suo fratello Cristoforo, si distinse nei fatti d'arme del 1508, prendendo parte alla generosa difesa del Cadore nell'invasione dei soldati di Massimiliano d'Austria. Ciò ch'egli facesse e quanto fiero cittadino si mostrasse apparirà meglio dalla cronaca di quei tempi da lui stesso scritta e che siamo lieti di ripubblicare nel nostro Archivio.

Né servì alla sua patria solo nei pericoli della guerra, ma anche giovandola con altre opere che rivelano in lui il cittadino geniale. Fu notaio, fu consigliere nel Consiglio della Comunità; fu fondatore testamentario della chiesa di Sant'Anna di Zoppe per la quale egli stesso commise al grande Tiziano la tela di Sant'Anna, che dopo tante vicende ancora si conserva. Fece erigere e dotò anche la chiesa di S. Francesca di Orsina, già da parecchi anni abbandonata, ma che pare si abbia intenzione di restituire al culto.

Notizia sulla Cronaca

Pur troppo il manoscritto originale è andato smarrito e a noi non pervenne se non una copia che rimase inedita fino al 1880, quando nell'occasione dell'inaugurazione del monumento a Tiziano fattasi il 5 settembre di quell'anno i giovani signori Isidoro Alberto Coletti e dottor Michele Palatini la pubblicarono per la prima volta intera, s'intende nello stato frammentario in cui fu conservata, in un benissimo fatto numero unico intitolato Cadore e Tiziano; numero unico che acquista agli occhi miei anche maggior valore perché non ignoro attraverso quante difficoltà i resistenti giovani han dovuto lottare per poter avere il vanto di pubblicare il numero nella embrionale tipografia di Pieve di Cadore.

Alla Cronaca i pubblicatori premettevano la seguente notizia storica degna di essere riprodotta, perché è una bella illustrazione della Cronaca stessa.

« Gli studiosi e gli storici raccomandano la pubblicazione dei documenti, delle vecchie cronache, e frammenti che inediti giacciono sepolti nei vecchi cassoni o accatastati nelle polverose soffitte in preda ai tarli, e che divulgati colla stampa possono gettare uno sprazzo di luce sui punti controversi della storia, sulle antiche consuetudini, sui costumi dei tempi andati.

— Vediamo perciò anche per nozze, sostituirsi ora agli scipiti epitalami, la pubblicazione di antiche memorie; non parrà quindi strano se noi introduciamo in una raccolta d'occasione la riproduzione d'un documento di somma importanza rimasto fino al giorno d'oggi inedito, quantunque conosciuto e citato dagli storici più recenti.

La cronaca frammentaria di Matteo Palatini, ha un valore storico importante pel fatto che il Palatini non fu soltanto testimone oculare, e fedele cronista, dei fatti da lui raccontati, ma altresì vi prese attiva e principalissima parte.

Di tale cronaca, pur troppo perduta non esiste che una copia, ed anche questa dei soli frammenti che si conservavano ancora al principio del secolo, e venne tratta dall'originale da quell'infaticabile raccoglitore di cose cadorine che fu il dott. Taddeo Jacobi.

Il grande amore, la diligente pazienza del Jacobi, lo scrupolo con cui furono notati perfino i segni calligrafici e d'ortografia e riprodotti gli errori, ci sono prova della fedeltà con cui venne tratta questa copia dall'originale disgraziatamente smarrito.

Dopo la morte del Jacobi e dopo varie vicende questo importante documento venne nelle mani del Rev. Don Antonio Da Vià che lo salvò dalla distruzione assieme ad altre carte del Jacobi.Vari scrittori di cose storiche ne trassero copia e parecchi se ne giovarono ; nessuno però l'ha pubblicato integralmente.

‣ Le invasioni degli imperiali di Massimiliano in Cadore

‣ la resa del castello di Pieve

‣ la battaglia di Rusecco, vinta da Bartolommeo d'Alviano

‣ la morte di Carlo Malatesta dei signori da Rimini, sotto il castello di Pieve

‣ i privilegi accordati ai Cadorini

‣ l'annessione del territorio di Zoldo, tolto alla giurisdizione di Cividale (Belluno), alla Comunità Cadorina in ricompensa dei servizi prestati

‣ ed il titolo di fedelissima dato alla Comunità dopo la storica risposta dei 15 al generale Sisto Trautsohn

son fatti narrati e confermati quantunque in qualche parte differentemente apprezzati dal Guicciardini, dal Palladio, dal Ticozzi e da tanti altri storici.

Non crediamo perciò di aggiungere nessuna nota illustrativa, non avendo in animo di fare, né essendo questo il luogo adatto ad uno studio approfondito.

Ci limitiamo soltanto ad osservare che nella stampa ci siamo attenuti fedelmente al manoscritto, omettendo solo qualche segno tipografico quale p.es. la lineetta che nel ms. sta sopra le abbreviature di nro, di Illma ed altre — i segni di Ser e qualche altro e ciò per difficoltà tipografiche. — II numero dei puntini rappresenta il numero delle lettere che nel ms. mancano presumibilmente. — I nomi propri nel ms. sono sottolineati. »

Antonio Ronzon, Archivio storico cadorino, Aprile-Maggio 1902

iugno