Genealogia cadorina
TRACCE CADORINE
DELLA CONTESSA CAMILLA DI VARMO
Informazioni sulla famiglia Mainardi di Lorenzago furono fornite da mons. Giovanni De Donà
di Bruno De Donà
Articolo tratto dal mensile Il Cadore pubblicato nel mese di luglio 2012
In una lunga lettera, datata Belluno il 24 aprile 1875, monsignor Giovanni De Donà forniva all'amico Antonio Ronzon una notevole quantità di informazioni attorno alla famiglia Mainardi di Lorenzago. Il documento, custodito fra le carte Ronzon nella Biblioteca Cadorina di Vigo, appare a prima vista come parte della corrispondenza che dovette intercorrere tra i due studiosi sull'argomento. Ronzon si era riproposto di ricostruire la storia dell'illustre casato lorenzaghese e, come altre volte, era ricorso alla riconosciuta competenza dell'amico. Il quale passò di buon grado a "Tonino" la vasta mole di notizie in suo possesso. Questo consentì a Ronzon di realizzare la Memoria “La Famiglia Mainardi di Lorenzago nel Cadore” pubblicata nel 1875 a Venezia per i tipi della Tipografia Antonelli in occasione delle "felicissime nozze" di Pietro Candussio di Tolmezzo con Silvia Mainardi. Si tratta di un'interessante ricerca che don Giampietro Zanella, già cooperatore a Lorenzago, dedicava in segno di sincera amicizia ai genitori della sposa. “A mostrarvi pertanto con qualche segno sensibile la mia esultanza - scriveva Zanella nella lettera che precedeva lo studio - “ho desiderato affidare alla stampa alcuna cosa che vi riguardasse da vicino e vi offro una breve Memoria sopra la vostra famiglia, quale me la ha preparata il sig. Antonio Ronzon sopra notizie fornitegli in gran parte da Mons. Giovanni De Donà, ambedue miei cari amici, ambedue amantissimi raccoglitori delle patrie cose.” De Donà di genealogie se ne intendeva parecchio, come appare dai suoi volumi manoscritti conservati in Biblioteca a Vigo in cui ricostruì ascendenze e discendenze di varie illustri stirpi cadorine e bellunesi. Al rinomato casato lorenzaghese era oltretutto legato anche da parentela, essendo nipote di Maria Elisabetta Mainardi, figlia di Giovanni Battista, madre di sua madre Elena Tremonti (1781-1845). Nell'illustrare a Ronzon i vari personaggi di Casa Mainardi, susseguitisi nel tempo ed appartenenti ai diversi rami in cui la famiglia si era venuta suddividendo, De Donà si era soffermato su tale Paolo, figlio di un Mainardo, vissuto alla fine del XVI secolo, che aveva preso in moglie una donna di origine dalmata. Ecco che cosa scriveva nella sua lettera il monsignore a Ronzon:
«Paolo ebbe da Caterina Cevincevih di Spalato la figlia Vittoria che sposò Giuseppe Fabrici di Tolmezzo e Giovanni, notajo, capitano delle cernide, sindaco della Comunità, ingegno vivace, spirito ardito e prepotente. Egli fu padre d'un Pre' Paolo, che visse senza occupazioni ecclesiastiche ma non senza brighe di cose secolaresche, e del notaio Angelo, dal quale nacquero Paolo e Zuane, i quali furono eredi di Bortolo Costantini, ultimo del ramo dei Leoni” (famoso casato di Valle di Cadore ndr). “Da quest'ultimo Paolo e da sua moglie Camilla di Varmo, nacque il notajo Tomaso, e da esso il notajo Angelo»
Tra i tanti nomi di prestigiose famiglie imparentatesi nel tempo con i Mainardi quello dei Varmo, indicato da monsignor De Donà, è sicuramente di maggior rilievo. Si trattava di una delle stirpi più antiche e nobili del Friuli, unita attraverso intrecci matrimoniali a casati altrettanto preclari di quella terra come i Colloredo-Mels, i da Porcia, gli Attimis, gli Strassoldo, i Manin, gli Spilimbergo ecc.. Di recente sulle tracce cadorine della contessa friulana si è messo il cadorino Bruno De Martin, esperto genealogista, il quale ha condensato nel lavoro “La contessa Camilla di Varmo di Sotto-Pers sepolta a Lorenzago” l'esito delle ricerche che l'hanno portato a realizzare il saggio «Stemmario e Compendio delle famiglie inserite nel proprio albero genealogico». De Martin, dopo aver riferito quanto ha rinvenuto nelle «Historie della Provincia del Friuli» dell'abate Gio. Francesco Palladio degli Olivi, riporta ciò che ha trovato scritto nel Registro dei morti della Parrocchiale dei S.S. Ermagora e Fortunato in Lorenzago (anno 1748 fino al 1851, 8 novembre) alla data 27 gennaio 1752:
«Camilla Comitissa da Varmo, Uxor q. Nob: Jacobi q. Titani Fabris, postea Ill.mi D.ni Pauli Ermagora f: Nob: Angeli q: Joannis Mainardi, Sacramentis munita obijt circa Annus 60, etatis sue, & sepolta est in cemeterio S.S. Hermagora & Fort.»
Traduzione: Camilla Contessa di Varmo, moglie del fu Nobile Giacomo fu Tiziano Fabris ed in seguito dell'Ill.mo Signore Paolo Ermagora figlio del Nobile Angelo fu Giovanni Mainardi, munita dei Sacramenti, morì di anni 60 circa e fu sepolta nel Cimitero dei S.S. Ermagora e Fortunato, al tempo nel sagrato della chiesa parrocchiale.
L'apparentamento con l'aristocratica friulana costituì una notevole referenza per quel ramo della cospicua famiglia Mainardi, destinato per altro a miseranda fine. Il notaio Tomaso, figlio di Paolo e di Camilla di Varmo, fu a sua volta padre di Angelo, pure lui notaio come da consolidata tradizione di famiglia, il quale si prese in moglie una tedesca di Taufer: «E' ancora famosa - raccontava nella sua lettera monsignor Giovanni De Donà - pel suo lapidamento d'ogni cosa». «Da Angelo, riferiva ancora lo storico lorenzaghese, derivarono i fratelli Giuseppe e Bortolo, genitori quegli d'un Bortolo e questi d'un Antonio, che furono gli ultimi Mainardi abitatori del loro palazzo, passato per la massima parte ad un ramo dei Piazza.» Le informazioni raccolte hanno dunque consentito di accertare che la contessa friulana si era prima legata in matrimonio con un Fabris. Di questo troviamo ulteriore riscontro nelle ricerche genealogiche di don Piero Da Ronco. Nel suo libro «Le famiglie Poli, Fabris e Pellizzaroli del Comelico in Cadore»» lo storico di Vigo riferisce che Giacomo Fabris, morto il 29 agosto 1731, condusse in moglie verso il 1723 la contessa Camilla Varmo del Friuli. Camilla, rimasta vedova, passò in seconde nozze nel 1734 con il Mainardi. Da Giacomo Fabris e Camilla nacquero Anna Maria Francesca (1725) e un'altra Anna Maria Francesca (1726), morte entrambe bambine; una terza Anna Maria Francesca (1728) e Anna Maria Lucrezia (1730). La prima si maritò nel 1748 con Sebastiano Da Deppo di Domegge, la seconda, nel 1749, con Valentino Tremonti di Lorenzago. Il Tremonti, dopo le nozze, andò a stabilirsi a Campolongo. Ebbe otto figlie e fu sepolto nella tomba dei Fabris nella chiesa di Santo Stefano.
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