Biografia cadorina
ALDO DE VIDAL
LʼARTISTA CHE PIUʼ HA “CAPITO” LA MONTAGNA
di Vico Calabrò
Articolo tratto dal mensile Il Cadore pubblicato nel mese di Maggio 2012
Vico Calabrò ricorda lʼamico che non si è distratto per i successi della pittura descrittiva ma ha voluto vivere ogni aspetto dellʼambiente
Ricordo con affetto l’amico artista Aldo De Vidal nel centenario della nascita. Lorenzago 27 maggio 1912. Penso al Cadore di cent’anni fa. Aldo bambino ha vissuto dentro una guerra. I paesi hanno subìto l’invasione. In un ambiente di per sé ostico, anche senza la guerra, la vita normale era difficile. Aldo ha imparato spesso l’aspra legge della povertà, le faticose risorse per la sopravvivenza. Una vita dura, non solo per gli uomini, ma per tutti gli esseri viventi, animali e vegetali. Aldo capta ed assorbe questo clima. Vive dentro gli umori della terra. Si fa consapevole di una fatica ritmica, eterna nel susseguirsi delle stagioni e delle generazioni, nell’evolversi del ciclo vitale con l’accettazione dei rischi e degli affanni quali elementi connaturali nell’esistenza. Non si è distratto, forte Aldo, quando i tempi mutati hanno offerto miglioramenti di comodo solo per gli uomini trascurando bosco, animali e acque. Aldo ha continuato a vivere dentro la natura, nella quale la specie umana è una fra tante. Non si è distratto l’artista davanti ai facili successi della pittura descrittiva della montagna, tendente a soddisfare una visione parziale, del tutto superficiale, ad uso turistico, che ritrae soltanto l’aspetto “ameno” del paesaggio e non indaga e non approfondisce. Si potrebbe aprire un dibattito sulla pittura di montagna. Da parte mia spiegherei perché Aldo De Vidal è l’artista che più ha capito la montagna. Sensibilità e disinteresse permettono di vedere le cose un po’ più in là. Aldo ha capito che bisogna calarsi dentro nell’ambiente, viverne ogni aspetto, partecipare ed accettare senza setacci di comodo, condividere sentimenti, necessità e paure e drammi. Perciò soltanto le sue opere esprimono realmente e compiutamente la natura alpestre. Perciò esse ci coinvolgono interamente, ci mostrano una realtà che gli occhi a volte non vedono. Non solo gli occhi. La nostra attenzione si posa attorno solo per quel poco che porta qualche beneficio. Aldo ci invita oltre. Ci invita a scoprire la poesia del piccolo angolo di bosco, ci rende partecipi di mille vicende del cielo, della vita, in ogni dimensione, dalla nascosta difficoltà del pettirosso ferito ai molti drammi dell’umanità. L’arte come testimonianza d’impegno umano, col pregio di un livello espressivo elevatissimo. Tocca a noi fare lo sforzo di andare verso la sua dimensione, di elevare il nostro punto di osservazione. Vediamo allora che le sue immagini, così soavi e così crudeli assieme, così angosciose e pur così amorose, ci rivelano la loro tormentata bellezza e ci fanno crescere anche come persone.
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